“Secondo i dati del Tribunale per i minorenni di Roma relativi a marzo, aprile e parte di maggio, nel periodo del lockdown i reati compiuti dai minori sono diminuiti del 50%, soprattutto quelli di tipo predatorio. Le strade erano praticamente deserte e quindi, per forza di cose, c’è stato un crollo. Temo, però, che il malessere psicologico dovuto alla pandemia avrà una ripercussione. Questa situazione è stata dannosissima per i minori e ha incrementato la loro già naturale fragilità. Penso che tutto ciò porterà a un aumento del numero dei reati superiore rispetto al pre lockdown”. A dirlo è Roberto Thomas, già magistrato minorile e docente universitario di Criminologia, nel corso del primo dei tre incontri promossi dall’Università Lumsa e dall’Associazione ‘Rete sociale Aps’ nell’ambito del master in ‘Formazione dell’esperto nelle relazioni familiari. La tutela dei nuclei familiari fragili'”.
“Saranno soprattutto piccoli atti persecutori, piccoli furti nei grandi magazzini- continua il criminologo- piccoli spacci di droga nelle movide ad opera dei minori. È una tipologia di reati collegata a una struttura sociale che ha subito molte modifiche dal Coronavirus: a chiusura e la digitalizzaizone forzata della scuola causeranno un aumento di una serie di atti spesso solo devianti, ma in altri casi di criminalità vera e propria”.
Thomas è molto attento a “come funzionerà la scuola, perché è la valvola di sicurezza dei nostri minori. I ragazzi devono rigenerarsi, devono essere accolti con affetto e devono sfogarsi su quello che hanno sofferto”. Le parole di Thomas trovano riscontro nell’analisi di Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO): “Oggi ci ritroviamo con un numero di famiglie fragili maggiore rispetto a prima del lockdown perché lo sono diventate anche quelle che non lo erano- sottolinea lo psicoterapeuta- Paradossalmente i nuclei ‘fragili’ per definizione, ossia quelli dove ci sono bambini con disabilità, hanno risposto meglio degli altri al periodo di chiusura, genitori e figli si sono trovati a stare più tempo insieme e i bambini con difficoltà ne hanno tratto giovamento. Nelle altre famiglie, invece, la convivenza forzata in molti casi ha acuito i contrasti e scatenato liti creando una rottura di cui bambini e ragazzi hanno risentito molto”.
“A settembre la scuola si troverà a doversi far carico di questa situazione perché i ragazzi andranno a cercare negli insegnanti quel confronto con gli adulti che è venuto meno a casa”. Castelbianco fotografa così la realtà sociale lasciata in eredità dalla pandemia da Covid-19. Un’istantanea che l’IdO ha potuto scattare grazie ai progetti messi in atto fin dall’inizio dell’emergenza, come gli sportelli online ‘IdO con Voi’ e ‘Lontani ma vicini, 30 psicologi in ascolto’, promossi nell’ambito della task force del ministero dell’Istruzione e in collaborazione con la Società italiana di Pediatria (Sip). “Sono state tantissime le famiglie che si sono rivolte a noi per avere sostegno- continua Castelbianco- e più di 5.000 gli insegnanti che si sono iscritti ai nostri corsi per imparare ad affrontare al meglio la didattica a distanza e a gestire i ragazzi da remoto, un modo molto diverso da quello delle lezioni frontali cui erano abituati”.
A fronte del ruolo fondamentale che secondo Castelbianco avrà la scuola a settembre, “il primo mese dovrà essere basato sull’accoglienza, sulla capacità di far sentite i ragazzi in una situazione positiva e protetti”, evidenzia lo psicoterapeuta. Perché quello che ha messo in rilievo la pandemia “è che non abbiamo solo famiglie fragili ma anche istituzioni fragili- dice Castelbianco- proprio quelle istituzioni che dovrebbero tutelare i nostri minori”.
Una considerazione rafforzata dal fatto che “più del 30% dei ragazzi sono contenti di non andare a scuola perché non subiscono vessazioni- sottolinea il direttore dell’IdO- Un problema che avevamo già riscontrato anni fa con un’altra ricerca dalla quale era venuto fuori che gli studenti avrebbero voluto le telecamere nei bagni delle scuole e la presenza degli insegnanti almeno un’ora dopo le lezioni per conoscerli e farsi conoscere meglio. La fragilità è tanta e diffusa- conclude lo psicoterapeuta- e anche per questo come IdO abbiamo deciso di mettere a disposizione un servizio di sostegno per scuole, famiglie e ragazzi per tutto il prossimo anno”.
E’ a partire da queste considerazioni che Annunziata Bartolomei, vicepresidente del Consiglio dell’Ordine nazionale degli assistenti sociali (Cnoas), relatrice al webinar LUMSA – Rete Sociale APS, sottolinea come “tutti i mondi che si interessano dei minori devono dialogare e ragionare molto insieme su una rigenerazione di tipo culturale”. Cosi’ come per Gianmarco Gazzi “è fondamentale andare tutti nella stessa direzione partendo non dalle posizioni di ogni singola professione, ma da chi è più fragile e deve vedersi garantiti dei diritti. Così riusciremo a costruire una comunità”, conclude il presidente del Cnoas. Una visione globale degli interessi del minore che a livello di Unione europea si traduce nell’auspicio del magistrato Paolo Bruno, consigliere per la Giustizia e gli Affari interni alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione europea a Bruxelles, di avere “un commissario unico che si occupi di famiglia”.